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NICASSIO: "LASCIAMO LAVORARE IN PACE CARRERA: SERVE TEMPO"

L'ex centrocampista del Bari promuove il nuovo allenatore

Cresciuto nelle giovanili del Bari, Gigi Nicassio continua la sua esperienza barese entrando in prima squadra nel 1981 dove resterà per due stagioni. Lanciato dal tecnico Enrico Catuzzi, l’ex centrocampista biancorosso vince la Coppa Italia con le giovanili e sfiora la promozione in Serie A con il famoso “Bari dei baresi”. Sempre con la maglia del Bari, Nicassio realizza due reti, una delle quali in occasione del derby vinto contro il Foggia per 3-1 in Coppa Italia nell’agosto del 1982. Attualmente gestisce una scuola calcio di sua proprietà con 120 iscritti.


Nicassio, lei gestisce una sua scuola calcio da circa trent’anni. Tempi duri?

“Certamente non è facile, ma sono ottimista. Spero che tutti o quasi possano vaccinarsi in modo da poter riprendere la vita normale, tornare a giocare e divertirci. Dispiace vedere tutti questi ragazzi attaccati al computer o alla playstation, piuttosto che al cellulare. Hanno una voglia matta di rincorrere un pallone”.

Lei ha scoperto diversi calciatori che poi hanno fatto carriera. È difficile scovare giovani talentuosi?

“Il mio lavoro è guardare sempre i ragazzi ed è chiaro che l’esperienza ti aiuta e ti fa capire quasi immediatamente se uno ha un futuro o no. Insomma, ti fai l’occhio come si usa dire in questi casi. Le soddisfazioni non mancano. Lo scorso anno cedetti cinque calciatori al Bari e sette al Monopoli. Tra questi ci sono ragazzi di prospettiva molto interessanti che possono tornare utili alle due squadre”.

A proposito di talenti, anche il gioiellino della Fiorentina, Gaetano Castrovilli è... roba sua. Cosa prova quando lo vede giocare?

“È una soddisfazione enorme per quelli che come me lavorano nel settore giovanile, perché vedi realizzato un sogno e ripagato un lavoro costante effettuato nel corso degli anni”.

Il Bari dei baresi: c’era anche lei. Che ricordo ha di quegli anni?

“Un ricordo che non si potrà mai affievolire. Non ci sono parole per poter descrivere quello che si prova. È come toccare il cielo con un dito. Venivo da un paesino come Adelfia e ritrovarmi a giocare nel Bari è stato da brividi”.

Un aneddoto di quegli anni?

“Bè, poiché eravamo una decina di baresi in squadra, quando ci trovavamo negli spogliatoi la lingua madre era il dialetto. Ricordo che Acerbis continuava a dirci di parlare in italiano perché non capiva”.

Avete mai giocato tutti insieme in una gara?

“A Perugia eravamo addirittura nove baresi in campo e pareggiammo 1-1. Il massimo della felicità”.

E se le dico Pisa?

“In questo caso parliamo di ricordi spiacevoli. Una brutta domenica con il gol annullato ingiustamente a Iorio che ci tolse punti preziosi per la promozione in Serie A. Dispiace perché avevamo un gioco pazzesco”.

È vero che Catuzzi pianse per quel gol annullato ingiustamente?

“Verissimo. C’era grande tristezza e lui piangeva come un bambino. Era come un padre per noi. Negli spogliatoi ricordo che volavano solo parolacce in dialetto”.

Parliamo di attualità. Giusto il cambio in panchina?

“Ci voleva perché la sensazione, dal di fuori, è che i giocatori non seguissero più Auteri. Forse il presidente De Laurentiis gli ha voluto concedere un po' di tempo in più, ma è stato giusto così”.

Come vede Carrera?

“Bene. Penso sia un’ottima scelta, ma lasciamolo lavorare in pace. Bisogna dargli tempo e la possibilità di conoscere meglio i ragazzi. Ma sono convinto che metterà in campo la squadra che potrà esaltare al massimo le qualità dei singoli. Insomma penso che adatterà il modulo alle caratteristiche dei calciatori”.

Ovviamente ci vorrà un po' di tempo per vedere la squadra di Carrera ...

“Sicuramente. Forse ci vorranno due o tre settimane, ma in questo momento la cosa più importante è conquistare punti e non pensare al gioco, che potrà arrivare in un secondo momento, così come il modulo più congeniale”.



Rino Lorusso

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