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  • redazione

TRA IL DISAGIO DELLA CHIUSURA E LA PIAGA DEI SERVER DI ELEVEN SPORTS

La speranza è che prima o poi prevalga la tecnologia del Terzo millennio


Cinque anni fa di questi tempi lasciavo Bari: ricordo come fosse ieri le migliaia di pianti mentre salutavo parenti, amici e una città che mi aveva allevato con pazienza all’amore per il crudo di mare, le palme in via sparano e per il calcio. Meglio precisare, per il calcio biancorosso.

In quanto “spatriata” da subito cercai di gestire la crisi di astinenza da campo in vari modi: abbonamenti a Sky, iscrizione su tutti i social ai vari gruppi di spatriati, indagine sui bar di Milano che trasmettessero le partite del Bari, ogni tanto qualche trasferta in val Padana e una certosina pianificazione dei miei blitz di 48 ore al Sud cercando di incastrarli con le partite in casa. E così, negli anni, mi sono arrabattata; una sofferenza sorda e costante cui nel tempo si è aggiunta quella per il fallimento, per la serie D e per la serie C. Infine il Covid-19 con la sua astinenza totale.

Non starò qui a tediarvi con le mie riflessioni sul lockdown, sulla ripresa dei giochi, sugli stadi ancora chiusi e più in generale sulla priorità assoluta di un bene collettivo e primario quale quello della salute su ogni cosa.

Ma, insomma, sappiate che so cosa provate: ci sono passata prima di voi ed anche se a tenermi lontana dal campo negli ultimi cinque anni non è stata una pandemia, so quanto strazi il vuoto di una routine bellissima: il pranzo veloce, la corsa verso lo stadio, l’arrivo al “cambo”, le sciarpe, le Peroni, i Borghetti, le urla, l’odore di erba, di sigarette, del panino con la parmigiana di quello che ti è seduto di fianco. E infine la corsa a casa, la radio, la tv, i multi-collegamenti mediali per non perdersi un’intervista, un commento, una telefonata degli “amici tifosi”. Insomma, è uno schifo e non vi illuderò: non è una cosa a cui ci si abitua. Mai.

Specialmente se insieme al disagio della chiusura degli stadi, della serie C cui i media dedicano sempre meno spazio e più in generale, dello schifo di questi tempi, ci è toccata pure la piaga di Eleven Sports e dei suoi server che immagino collegati a modem del 1997 mentre il movimento di muli brutalizzati con fruste e urla alimenta la dinamo che li rifornisce di energia elettrica. Pertanto io non so se saremo investiti da un altro lockdown; ma ove mai dovesse malauguratamente ri-capitarci, per le sessioni empatiche delle 18 sui balconi baresi a sto giro si potrebbe organizzare una cosa un tantinello diversa. Tipo lanciare a millemila decibel la famosissima “vaffa” di Marco Masini e subito dopo il noto ritornello, abbassare il volume ed urlare tutti all’unisono “Eleven Sports”.

Sono certa che fra i vari balconi ci saranno scambi di sguardi di sincera solidarietà reciproca, mentre il cuore si apre alla speranza che prima o poi il vituperato dealer di partite in streaming si decida ad atterrare nel Terzo millennio.

E a lasciare liberi quei poveri muli.

Antonella Poliseno

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