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TAGNIN E QUELLA TELEFONATA GALEOTTA

Uno dei primi scandali del calcio negli anni Sessanta

Se l’era Matarrese iniziava nell’autunno 1977, la precedente, quella di Angelo De Palo, era cominciata a fine stagione 1961.

La situazione in classifica, dopo la sconfitta interna del Napoli (allenato da Renato Corsini) contro la Juve (3 gol di Sivori ed uno di Boniperti), si era messa bene per il Bari: 26 punti e quart’ultimo posto contro i 25 di Napoli e Lecco ed i 18 della Lazio.

La salvezza, però, non era ancora raggiunta. Nelle ultime due partite della serie A 1960/61 il Bari avrebbe dovuto giocare fuori mentre l’avversario diretto per la salvezza, il Lecco, avrebbe alternato la partita interna contro il Bologna a quella esterna di Roma contro la Lazio. Inoltre, l’Udinese che vantava 27 punti, doveva disputare una partita in casa ed un’altra fuori. Pure il Napoli avrebbe giocato una gara esterna ed un’altra interna. La salvezza del Bari, quindi, passava da Roma, dall’Olimpico, il 30 maggio contro la Lazio. Il campionato, intanto, era sospeso per l’incontro internazionale dell’Italia contro l’Inghilterra.

I giocatori del Bari avevano, così, il tempo di preparare al meglio gli incontri visto quello che il calendario riservava nelle ultime due giornate.

L’ultima partita si doveva giocare sul campo della Juventus, non ancora sicura di aver conquistato il 12° scudetto.

Si puntava, quindi, tutto sulla Lazio. A Roma si doveva vincere. Il 23 maggio, sette giorni prima della partita, Tagnin pensava telefonare il suo amico Prini, ala sinistra della Lazio. Non c’era ancora la teleselezione e, per non destare sospetti, si metteva in contatto telefonico con la casa di Prini a Roma dal posto pubblico di Andria. A Prini, Tagnin chiedeva di agevolare la vittoria del Bari contro la Lazio. La risposta era positiva: sarebbe stata versata ai giocatori laziali (che avrebbero battuto la…fiacca) una certa cifra in danaro.

Al ritorno a Bari, Tagnin confidava tutto ad alcuni amici i quali lo consigliavano di desistere da una iniziativa del genere. Tagnin ritelefonava a Prini, dopo circa due ore dalla precedente chiamata, dicendogli di non tener conto di quello che aveva detto prima, perché c’era stato un ripensamento. La cosa sembrava finita lì. Senonché Prini, a Roma, temendo si trattasse di un tranello, per cautelarsi, avvertiva il commissario della Lazio, Giovannini ed il segretario Ricciardi (ex portiere del Bari). Era proprio Ricciardi che immediatamente denunciava l’episodio alla Federazione. E partiva subito un’inchiesta. Contemporaneamente, il terzino laziale Lo Buono, nativo di Bari, telefonava ad un dirigente del Bari proponendo a sua volta di “addomesticare” la partita. Il dirigente del Bari prima catechizzava Lo Buono, e subito dopo provvedeva ad avvisare la Federazione dell’accaduto.

Il Bari a Roma vinceva per 1-0 contro una Lazio impegnatasi al massimo, anche per non lasciare nessun sospetto. Un gol di Rossano sanciva il successo barese. Cinque giorni dopo a Torino, contro la Juventus era pareggio (1-1) dopo aver rimontato il rigore iniziale trasformato da Mora (arbitro Adami). La Juventus - grazie alla sconfitta dell’Inter di Herrera a Catania - conquistava lo scudetto, il Bari gli spareggi. Infatti al terz’ultimo posto erano finite in tre con 29 punti: Bari, Lecco e Udinese.

Un’altra estate tremenda per i biancorossi ai quali non erano bastati 29 punti per salvarsi. L’anno prima con 28 punti l’Udinese era rimasta in A. La solita…fortunaccia del Bari!

In 27 partite, dopo l’esonero di Capocasale, la squadra con Carniglia era riuscita a totalizzare 27 punti (un punto a partita) ma non ce l’aveva fatta ad ottenere la permanenza. La sera del 7 giugno, tre giorni dopo l’ultima partita di campionato, l’assemblea nominava all’unanimità un consiglio composto da Brunetti, Calabrese, Campobasso, Cervini, Cianciola, De Palo, De Robertis, Giordano, Giorgio, Lippolis, Marino, Pezzuto, Rossi, Santalucia, Zippitelli.

Intanto, la squadra, per salvarsi, doveva disputare un mini-torneo di qualificazione sul neutro di Bologna. Programma: 11 giugno Lecco-Bari; 14 giugno: Udinese-Bari; 18 giugno: Lecco-Udinese. Anche con il sorteggio il Bari non era stato fortunato. Avrebbe giocato due partite consecutive in tre giorni mentre Lecco ed Udinese, con lo scontro finale, avrebbero anche avuto modo di…accordarsi col classico “biscotto”. Doveva andare proprio così.



Nella prima partita il Bari (frastornato anche dalle notizie sulla combine, annunciate dal giornale “Paese Sera”), veniva battuto dal Lecco per 4-2. Non erano stati sufficienti gli incitamenti dei 5mila tifosi giunti a Bologna con treni, pullman, auto. Il Lecco passava subito in vantaggio con Abbadie che sfruttava un errore di Tagnin, completamente fuori fase per essere stato interrogato il giorno prima dall’avvocato Angelini, il “Maigret” dell’ufficio inchieste della Federcalcio. Il Bari pareggiava con Catalano, ma Gilardoni prima e Savioni dopo portavano sul 3-1 il Lecco.

La partita si riaccendeva quando Erba segnava il secondo gol per il Bari. Ma subito dopo Savioni rendeva definitiva la vittoria del Lecco.

Tre giorni dopo contro l’Udinese era 0-0 nonostante Carniglia avesse schierato Virgili per dare maggior peso all’attacco. Era finita. Lecco ed Udinese, infatti, il 18 giugno, molto “intelligentemente” giocavano una partita divertente finita 3-3. La mini-classifica del mini torneo della “disperazione” si concludeva così: Lecco punti 3, Udinese 2, Bari 1. Il Bari, quindi, dopo tre anni tornava di nuovo in serie B assieme a Lazio e Napoli.

Per la Figc fu facile incriminare il Bari del tentativo di corruzione effettuato prima di Lazio-Bari. Tagnin, in buona fede, sottoscriveva una dichiarazione con la quale evidenziava tutta la verità sulla famosa telefonata fatta ad Andria a Prini e poi annullata. Tagnin riteneva che, dicendo come si erano svolti effettivamente i fatti, la Lega avrebbe tenuto conto della verità.

In definitiva Lazio-Bari si era svolta regolarmente e nessun atto di “corruzione” era stato in concreto effettuato. La Lega Nazionale, comunque, nonostante la retrocessione sul campo della squadra, rinviava la società ad un doppio processo fissato per il 5 luglio a Milano in via Annunciata. Il Bari era ormai retto da un quadrunvirato: La Gioia (l’uomo delle mandorle), Marino (l’uomo della benzina), De Palo (l’uomo dei fiocchi rosa e azzurri) e Brunetti (l’uomo della FIigc).

Il 14 luglio arrivava la “stangata”. La commissione giudicante della Lega condannava il Bari alla penalizzazione di 10 punti in classifica da scontare nel prossimo campionato ed il calciatore Carlo Tagnin alla squalifica fino al 31 dicembre 1963.

Il Bari, quindi, oltre alla retrocessione, doveva cominciare il torneo di B senza uno dei suoi giocatori migliori.

Il 22 settembre 1961, la Lega, nel corso della riunione, nominava, con effetto immediato, Angelo Marino e Angelo De Palo, commissari straordinari del Bari, con l’incarico di provvedere alla riorganizzazione sociale.

Marino e De Palo rimanevano insieme al comando del Bari per due stagioni. Nel 1963 con la promozione del Bari in A Marino lasciava e De Palo rimaneva l’unico responsabile della società biancorossa. Sarebbe cominciata così l’era De Palo il quale si sarebbe accollato personalmente ogni impegno per far emergere la società biancorossa. Un impegno che durerà sedici anni.


Gianni Antonucci


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