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SPAREGGI, LE ANALOGIE TRA IL 1958 ED OGGI

Corsi e ricorsi storici, il Bari 2020 come quello di sessantadue anni fa


Cappa-Seghedoni-Mazzoni. L’anno è il 1958. Il Bari ha la linea mediana più forte di tutti i campionati. Quella che fa la differenza nel leggendario spareggio (si chiamava così) col Verona per la serie A. I pugliesi erano arrivati secondi dietro la Triestina, promossa. Gli scaligeri erano in fondo alla classifica del massimo campionato.

Penultimo posto, perché all’ultimo c’era l’Atalanta, accusata di aver “comprato” la partita col Padova. Spareggi con la formula dell’andata e del ritorno, a Bologna e a Roma. Risultato: 1-0 per il Bari all’andata, 2-0 per i biancorossi al ritorno. Tutti e tre i gol li segna Erba. Il mese? Luglio.



C’è un sottile filo rosso che unisce quel mese del 1958 con questo del 2020. Le analogie sono tante. Con la speranza che anche l’esito sia identico.

Il Verona si prepara in montagna, al fresco. Può contare su Gipo Viani in panchina (sarà poi nominato direttore tecnico degli azzurri) e sul preparatore atletico Van Zadt ceduto dal Milan ai veneti proprio per il doppio spareggio. Una specie di guru dell’epoca.

Il Bari, allenato da Federico Allasio, sceglie l’esatto opposto, il ritiro nell’afa di Casalecchio di reno. La scelta si rivelerà decisiva, in quanto i pugliesi correranno in lungo e in largo nelle due partite, mentre il Verona andrà in affanno. Ma il vero jolly biancorosso è rappresentato dal primo esodo di massa dei tifosi: 10mila a Bologna, 30mila a Roma. Una invasione “euforica, ansiosa, dinamica e aggressiva” che conquista le due città. Per raggiungere la città eterna vale tutto: auto, treno, pullman, camion e motoscooter.


E se la storia calcistica finisse per riproporre la teoria dei corsi e dei ricorsi storici del filosofo napoletano Giambattista Vico?

Gianni Antonucci

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