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PRANZO GRAVINA-DE LAURENTIIS L'EMILIA ROMAGNA HA PAURA

Il Napoli pensa al ritiro a Castel di Sangro. Ma i complottisti tirano in ballo il Bari e i playoff


Un pranzo che a qualcuno è sembrato un consiglio di guerra per affrontare il discorso multiproprietà, quello - per capirci - che non consente alla famiglia De Laurentiis, ad esempio, di tenere Napoli e Bari nello stesso campionato, magari in serie A.

Così in queste ore si sta agitando il partito dei complottisti. Ad innescare i pettegolezzi, l’incontro conviviale tra il presidente federale Gabriele Gravina, il patron del club partenopeo Aurelio De Laurentiis, la moglie Jacqueline, il figlio Edo e il direttore sportivo del Napoli, Cristiano Giuntoli. Luogo della contesa? Castel di Sangro, dove potrebbe andare in ritiro la squadra allenata da Ringhio Gattuso. Quando i tifosi all’ombra del Vesuvio si muovono, albergatori e ristoratori si leccano la punta delle dita. C’è profumo di business e l’Abruzzo non si è fatto scappare l’occasione di capitalizzare questo “tesoretto”, candidandosi a polo sportivo del Centro Italia.

Gravina, pugliese di nascita ma abruzzese di adozione, avrebbe messo a disposizione i suoi contatti sul territorio, essendo stato anche il presidente del Castel di Sangro che approdò in serie B. Il sindaco Angelo Caruso si è dichiarato disponibilissimo ad accollarsi l’ospitalità del Napoli e a farsi carico dell’aspetto logistico. Sostenuto dal governatore Marsilio.



Fin qui tutto liscio come l’olio. Ma in Emilia Romagna (Carpi e Reggiana sono impegnati nei playoff come il Bari per la promozione in serie C) hanno dato fiato alle trombe della polemica. Ritenendo che l’asse Gravina-De Laurentiis potesse in qualche modo, approfittando della visita lampo abruzzese, trovare un accordo in chiave spareggi, legato alla promozione e al discorso della multiproprietà dei club.

Buon segno. Perché evidentemente il Bari fa paura agli avversari non solo sotto il profilo squisitamente tecnico. L’organizzazione societaria e il “potere” dei De Laurentiis ottenuto nel mondo del calcio a colpi di investimenti, risultati e gestioni societarie oculate, spaventa, crea tensioni, mette ansia. Agli altri. Li destabilizza, fa aumentare la pressione in vista dell’ultimo, decisivo sprint. Le norme federali nel Terzo millennio possono essere anche anacronistiche e superate alla luce di quello che è diventato l’affare pallone e alle ambizioni dei tifosi. Insomma, si possono cambiare se ritenute superate o non adeguate all’attuale contesto Qualcuno poi dovrebbe spiegare se al Sistema conviene più un Castel di Sangro in serie A o una città come Bari che, tradizioni e storia a parte, ha un bacino potenziale di sostenitori quantificabile in decine di migliaia di sostenitori. In economia la legge dei numero fa la differenza.

Quanto ai playoff, il campo sarà galantuomo, stabilirà la gerarchia dei valori, al di là degli algoritmi, delle medie punti calcolati con numeri di partite disputate diversi e dei sorteggi, procedure discutibili da adottare rispetto al verdetto del pallone che rotola. La differenza sarebbe stata di millesimi. Meglio privilegiare il merito sportivo. A meno che qualcuno non avesse già fatto i conti senza l’oste...

Si fermino i tamburi e le trombe. C’è tempo per suonare. E se alla fine le campane le suonassimo noi?


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