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PAPADOPULO CI CREDE SEMPRE

Il tecnico è convinto che la rincorsa sia ancora possibile

Nel calcio professionistico per circa 45 anni, Giuseppe Papadopulo inizia la sua carriera come calciatore nel Livorno dove resterà per tre stagioni prima di passare, nel 1969, alla Lazio per un altro triennio. Nella capitale si guadagna il posto da titolare. Nel 1971 vince la Coppa delle Alpi e l’anno dopo contribuisce alla promozione del club laziale in Serie A. Dopo diverse esperienze, Papadopulo approda al Bari nel 1977 dove resterà fino al 1980 lasciando un buon ricordo. Nel 1984 esordisce come allenatore. Vince cinque campionati, di cui 2 in Serie B e 3 in ‘C’, e nel 2011 chiude la carriera nel Torino, ma resterà il rimpianto di non essere mai passato da Bari.


Papadopulo, lei ha allenato per 27 anni e collaborato con una ventina di società. Avrebbe voluto allenare anche il Bari?

”Tanto. Ci sarei tornato molto volentieri per i tifosi, per il blasone della società, per la storia, ma anche per i calciatori, per gli allenatori e i presidenti importanti che sono passati da Bari ... Devo dire che in diverse occasioni ho anche sfiorato la panchina biancorossa”.

Ma è mai stato veramente vicino al Bari?

”Sì. Ricordo che una volta, prima di andare a Siena, fui contattato dalla dirigenza biancorossa. Fu a cavallo del 2000, ma poi non se ne fece più nulla”.

Per quale motivo?

“Non ricordo esattamente, ma non per una questione economica”.

Facciamo un passo indietro. Lei ha trascorso tre anni da calciatore con la maglia del Bari. Che periodo è stato?

“Sono stati tre anni vissuti intensamente. Ricordo il calore e la grande affluenza del pubblico durante le partite. Una città splendida per tutto quello che poteva offrire, sia come città, sia sotto l’aspetto della convivenza con le persone con cui avevo instaurato un bellissimo rapporto anche al di fuori del campo. Ho ancora tanti amici con i quali mi sento. Insomma, la città l’ho vissuta nella sua interezza”.

Cosa le piaceva in particolare?

“La quotidianità, il calore della gente. Per esempio ricordo che con mia moglie andavamo al mercato e trovavo gli stessi tifosi che vedevo la domenica allo stadio. Venivo riconosciuto da tutti perché la tifoseria barese è così”.

Così come?

“Si contraddistingue per la sua partecipazione, il suo calore. La gente è un tutt’uno con la squadra. Ci hanno sempre fatto sentire come a casa nostra. Io non ho mai avvertito la lontananza da casa proprio perché trovavamo affetti nella gente. Anche quando sono venuto a giocare a Bari con altre squadre non mi sono mai sentito avversario. Come se giocassi a casa mia. Ad ogni modo ho tanti ricordi belli di quegli anni “.

Ne può raccontare uno?

“Ce n’è uno che fa sorridere ancora oggi me e mia moglie. Ogni mattina passava il pulmino per portare i miei due figli, di 3 e 5 anni, a Palese dove c’era l’asilo. Bè, ricordo molto bene che io e mia moglie ci affacciavamo alla finestra per vedere questi due piccolini attraversare il giardino e salire sul bus. Ma prima di partire venivo puntualmente salutato dal conducente. Una scena che si ripeteva giornalmente”.

Nel suo trascorso barese lei ha giocato anche contro Paolo Rossi. Che ricordo ha di Pablito?

“L’ho incontrato quando giocava con il Perugia. Quando le persone non ci sono più si tende ad essere più dolci, ma nel suo caso non è così perché era veramente un signore, un ragazzo che aveva sempre il sorriso scolpito in faccia, un sorriso sincero e accattivante”.

Torniamo al Bari. Le capita ancora di seguirlo?

“Sì, certo. Non ho la possibilità di seguirlo in tv, ma mi interesso sempre delle vicende del Bari e ne sono rimasto tifoso. Mi auguro di poterlo vedere quanto prima nelle categorie che gli competono di diritto”.

La Ternana ha un cospicuo vantaggio. Pensa sia giusto pensare ancora al primo posto o concentrarsi per mantenere il secondo?

“Nel calcio ho vissuto e ho visto tante situazioni capovolgersi nel giro di poco tempo, sia in positivo che in negativo. Pertanto, fino a che la matematica non esclude questa possibilità, credo che il Bari debba ancora pensare al primo posto. Bisogna vedere anche come andrà a finire lo scontro diretto. Il campionato è ancora lungo e con una vittoria del Bari le distanze si accorcerebbero. In caso contrario si potrebbe sempre andare in Serie B attraverso i playoff”.

Domenica i biancorossi giocheranno contro la Viterbese. Lei è ottimista?

“Sempre. Il Bari deve partire per vincere sempre, a prescindere dal nome della squadra. L’importante è vincere con continuità e con buone prestazioni per cancellare definitivamente la sconfitta di Teramo e per dare la spinta morale per una rincorsa che, a mio parere, è ancora possibile”.


Rino Lorusso

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