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"MICHELE" VOROS, UN BARESE NATO A BUDAPEST
Lo “straniero” con più gol nella storia biancorossa

Il latte per la colazione. La pasta per il pranzo veloce. Devo passare poi dalla farmacia. La frutta dal mercato di via Montegrappa. Ce la faccio con quello che ho nel portafoglio?
Passo un po’ dai giardini. Per una passeggiata. Così a caso. Chissà chi incontro. Come quella volta a Roma che trovai Andras. Un incontro che mi ha cambiato la vita. Il mare è un po’ distante. Sarebbe bella una camminata fino al Margherita. O al Molo Sant’Antonio.
Poi torno a casa. A casa mia. Che in fondo la giornata non è poi così lunga.
Siamo, nei primi Anni Duemila, in pieno nel racconto di un anziano signore di quasi 80 anni, un forestiero che ha scelto Bari come casa e la Puglia come territorio di appartenenza. Che qui ha portato cose e famiglia e ha trovato pochi amici, ma l’affetto l’ha sentito comunque forte. Ed è giusto che continui a sentirlo ancora oggi.
Chissà se, quotidianamente, nei pensieri di ogni giorno, Michele riviveva le sue storie e la sua storia. L’infanzia in Patria, l’arrivo in Italia sfortunato prima e fortunato poi, la scelta un po’ casuale ricaduta su Bari, il trasferimento in Calabria: filo conduttore l’acqua. Dal fiume al mare. Dal Danubio al Mediterraneo. Dall’Adriatico allo Ionio. Tutto scorre.
Questa è la storia di Michele. Barese d’Ungheria. Questa è la storia di quello che non abbiamo mai saputo. Perché quello che abbiamo visto e vissuto assieme a lui, non è storia ma leggenda.

La scheda Mihaly Voros è nato a Budapest il 27 ottobre 1920. Calciatore, professione attaccante. Fare gol. Inizia a giocare nel Ferencvaros e nel Fovtekor. Poi a 21 anni passa al Szeged, una squadra senza grande prestigio ma che sta vivendo i suoi anni migliori. Segna 35 gol in un campionato. Ma non è solo nella gloria: nel Kispest, che poi è la squadra del Ministero della Difesa (entrerà nella storia come la mitica Honved), c’è un ragazzo giovanissimo. Si chiama Ferenc. Finirà al Real Madrid. Lui, invece, Mihaly parte per l’Italia: ha appuntamento a Roma per un provino con il Vicenza. Che in realtà non verrà mai fatto, perché il suo treno è in forte ritardo. Mihaly rimane a Roma e gioca un’amichevole con i giallorossi: il Frascati avversario, quattro gol il tabellino personale. In tribuna c’è il connazionale Andras. Andras è Andras Kuttik, allenatore appena sospeso dal Bari. Promette a Mihaly di portarlo con sé in Puglia nel caso in cui il presidente Tommaso Annoscia dovesse riprenderlo in panchina. Così accade. La Roma si accorda per farlo arrivare nella Capitale l’anno dopo. Ma lui si innamorerà di Bari. Voros fa il suo esordio con il Bari l’1 febbraio 1948. A Livorno. È il primo vero Bari post conflitto mondiale. È il Bari del “gatto magico” Costagliola, del pisano Tommaso Maestrelli, del barese Sabino Cavone, della “testina d’oro” Tondodonati. Sarà il Bari di Voros. È il momento in cui Mihaly diventa definitivamente il nostro Michele. “Al pubblico barese si presenta l’ungherese Voros che si è subito rivelato un elemento molto utile alla squadra” (La Gazzetta del Mezzogiorno, 6 febbraio 1948, dopo l’amichevole con il Castellana)
“Voros si fa applaudire” (La Gazzetta del Mezzogiorno, 9 maggio 1948, dopo il debutto interno contro l’Inter)
Voros, il forestiero più di tutti in gol con la Bari
Calcisticamente Voros è rimasto a Bari dal 1948 al 1953. I primi tre anni in serie A, gli altri tre in una costante discesa dalla B alla IV Serie. Segnando 54 gol in poco più di 140 partite, 23 di questi in serie A. Questo fa di lui lo straniero con più gol nella storia del Bari. La migliore stagione è stata sicuramente quella del 1949-1950 con 14 gol segnati che, purtroppo, non furono sufficienti ad evitare la retrocessione.

Ad accompagnare l’avventura di Voros in Puglia un album di fotografie, tutte in bianco e nero, col contorno della leggenda.
I due infortuni: il primo è la frattura del malleolo destro in un’amichevole con il Campobasso, il secondo è la rottura del menisco in una partita di serie B persa in casa con il Foggia.
I primati: 8 gol nelle prime 10 giornate (nessuno meglio di lui) nel campionato di C 1951/1952, il secondo posto nella classifica dei marcatori all time (alle spalle di Luigi Bretti, 70 reti) e il quarto posto tra i marcatori biancorossi di sempre in serie A (23, davanti solo Protti, Erba e Masinga).
I gol: il primissimo, quello al Livorno quattro mesi dopo l’arrivo a Bari, il primo in trasferta alla Fiorentina, quello alla Juventus decisivo per la vittoria 2-1 nel campionato 1948/1949, la doppietta al Bologna e la doppia tripletta del 1950 prima al Venezia e poi alla Sampdoria.
Michele: da calciatore ad allenatore, dalla Puglia alla Calabria Voros ha scelto Bari come seconda casa, assieme alla moglie. Finita la carriera da calciatore è diventato allenatore. Una seconda carriera che ha brillato soprattutto a Bovalino, in Calabria, in faccia allo Jonio e a quel mare che aveva lasciato a Bari, a quell’acqua che aveva lasciato a Budapest.
Finite le sue esperienze in panchina, tornerà di nuovo in Puglia.

Un funerale senza onori A Bari si spegnerà nel 2008. Ad 88 anni, senza onori. Nessuna delegazione ufficiale del Bari ai suoi funerali, solo qualche vecchio compagno di squadra ancora in vita. Una settimana dopo ad Avellino nessun lutto al braccio per la squadra di Conte (che tra l’altro troverà la prima sconfitta stagionale). Nessuna gloria per Mihaly Voros, nessun onore per Michele l’ungherese.
Antonio Minoia