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LUCIANO GAUDINO, IL “BISONTE” BIANCOROSSO

Arrivò dal Milan alla fine degli anni ’70. Una sua rete in acrobazia contro il Monza è ancora impressa nella memoria di molti tifosi biancorossi



Era cominciata nel giugno 1978 la reale operosità dei Matarrese nel Bari. Il primo atto era stato la riconferma dell’allenatore Mario Santececca, il quale dopo le incomprensioni nel finale del torneo precedente, chiedeva ed otteneva le cessioni di Penzo, Scarrone, Sigarini per acquistare altri giocatori.

Faceva, peraltro, sensazione l’acquisto di un giovane attaccante Luciano Gaudino già nella primavera del Milan. Un’abile manovra del D.S. Regalia era riuscita a sottrarre il giovane attaccante nei piani di Verona e di Catanzaro.

Gaudino fu preso in comproprietà per la somma di 200 milioni di lire, un importo abbastanza pesante per un Bari di serie B.

Chi era Luciano Gaudino? Se lo chiedevano i tifosi che apprendevano: nato a Pompei il 13 luglio 1958 e che sbarcava alla corte biancorossa appena ventenne caricandosi la responsabilità di fare meglio di Nico Penzo. Gaudino si era fatto notare nelle giovanili del Milan che lo aveva tesserato prelevandolo dalla Nocerina. Con il Milan raggiungeva una prima notorietà indossando, nel 1977, la maglia dell’Under20.

Per la sua statura fisica (1,82 cm) lo ribattezzavano il “bisonte”. Prima di sbarcare a Bari aveva totalizzato 10 presenze nel Milan segnando pure 2 gol.

A Bari, comunque, conosceva la prima esperienza in campionato. Si rendeva conto anche di quanto difficile fosse catturare gli umori della folla.

Ad agosto del 1978 - ricorda oggi Gaudino, da Savona dove abita - giocammo in amichevole a Barletta dinanzi a quasi 10 mila tifosi i quali mostrarono una certa diffidenza nel vedere in campo il terzino Frappampina con la maglia numero 5 anziché con quella con il numero 3. Santececca cercava di spiegare che le maglie non contavano nel gioco. I suoi metodi derivavano dalla lezione di calcio che aveva frequentato in Brasile. Qualche anno dopo proprio Santececca dirà che a Falcao, nella Roma, pur giocando con la maglia numero 5, gli erano state assegnate le stesse funzioni che lui pretendeva applicasse Frappampina”.

I tifosi, però, non ascoltavano le spiegazioni del tecnico: Santececca, nonostante gli sforzi compiuti della stampa per avvicinarlo ai tifosi, non rientrava, purtroppo nelle simpatie della piazza.

Si andava avanti - ricorda Gaudino - per qualche settimana con Santececca contestato sino al punto da farlo esplodere con una frase che aveva l’effetto di fargli perdere la ragione nonchè le simpatie residue: con questa squadra siamo in grado di battere prima in campo gli avversari e poi di salire in tribuna e in gradinata e vedercela faccia a faccia pure con i tifosi contestatori. Non l’avesse mai detto. Prima, durante e dopo l’amichevole con il Milan (perduta per 3 a 4) la folla faceva chiaramente capire di non voler perdonare il tecnico per quelle dichiarazioni.

Si aveva ormai netta la sensazione che per Santececca sarebbero stati giorni duri e difficili a Bari. Quella frase, insomma aveva creato la discordia”.

Iniziava il campionato ed alla prima giornata il programma prevedeva la trasferta di Monza, attesissimo l’esordio di Gaudino il quale, dinanzi a migliaia di tifosi baresi presenti prima dell’intervallo riusciva a portare in vantaggio il Bari con un vero e proprio eurogol.

Raccoglieva un cross dalla sinistra di Tivelli (che sostituiva Pellegrini) ed in mezza rovesciata, in elevazione, mandava il pallone alla spalle del portiere avversario Marconcini. Un gol rimasto nella storia Biancorossa. Purtroppo all’inizio del secondo tempo Silva attaccante monzese, in netto fuori gioco (oltre 6 metri dietro i giocatori baresi rimasti fermi) segnava il pareggio che l’arbitro Pieri, su segnalazione del guardalinea convalidava fra le proteste dei baresi.

Proteste rimaste nel nulla nonostante la irregolarità fosse stata palese a tutti.

Lo evidenziavano, il giorno dopo, tutti i giornali: la Gazzetta dello Sport di Milano pubblicava anche due foto che dimostravano chiaramente la posizione irregolare del centravanti del Monza. Quel segnalinee, proprio per l’errore commesso a Monza, veniva sostituito nel prosieguo del campionato.

Nonostante il pareggio, Luciano Gaudino saliva così sul podio degli indimenticabili Biancorossi.

Quando, a fine anno 1979, un po’ tutti cominciavano a credere in un possibile ritorno in A del Bari arrivarono le disgrazie: le due punte Gaudino e Libera si infortunavano nella trasferta di Verona del 9 dicembre, perduta per 2 -0, dopo otto giornate di imbattibilità. Risultava grave l’infortunio di Gaudino: rottura dei legamenti del collaterale interno. Ancora peggio per Libera: ginocchio lesionato.

Due grossi infortuni che bloccavano il Bari proprio nel momento di maggior euforia e di un posto raggiunto nell’alta classifica. Gaudino continuerà a lottare contro la malasorte. Per Libera fu l’inizio di un definitivo addio al calcio giocato. Dopo 45 partite in biancorosso ed 11 gol all’attivo, Gaudino passava prima al Forlì, per ritornare in Puglia per breve tempo al Casarano, poi Savona (dove è rimasto) e successivamente al Frosinone e ancora alla Reggina terminando la sua carriera negli anni 90 con Lodigiani e Velletri.

Gianni Antonucci


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