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LEGA PRO, TRA INCERTEZZE E FUTURO

In attesa della tanto chiacchierata riforma strutturale, il sistema “Serie C” comincia a scricchiolare



A chi conviene la serie C? Così come è, a nessuno. Gli scricchiolii del sistema - in attesa di una riforma, necessaria, auspicata, invocata, che non si sa quando arriverà - si iniziano a sentire. A partire dall’annunciata mancata iscrizione di tre squadre, la punta dell’iceberg in termini di difficoltà economiche per i club. Le preoccupazioni di Francesco Ghirelli, presidente della Lega di C, conosciuto 25 anni fa quando Vincenzo Matarrese lo chiamò per occuparsi delle vicende amministrative e sociali del club, è un esperto del settore calcistico e una persona concreta. Ben conscio di un impegno dalle prospettive difficili.

C’è chi definisce questo campionato ormai “un vuoto a perdere”. In questa ragnatela l’impatto degli ingaggi dei calciatori, in percentuale, rischia di condizionare mortalmente in fatturati dei club. Soprattutto in realtà ambiziose. Il Bari è costretto ad un altro anno di “purgatorio”, in una serie distante anni luce per la storia, le potenzialità e le capacità del club guidato dai De Laurentiis. Non dobbiamo mai dimenticare che questa situazione è frutto di avventurieri, di equilibristi e di illusionisti in salsa biancorossa.

Il futuro delle squadre di questo campionato, tra l’imprevedibilità del Covid, i costosi protocolli da rispettare, i settori giovanili praticamente inesistenti, il disinteresse degli sponsor e la fuga del pubblico (quanti tra gli stadi minori potranno garantire il rispetto del distanziamento sociale?) rischia di essere nero come la pece. A questo aggiungiamo le incertezze biancorosse sul allenatore e direttore sportivo. Un girone C con Avellino, Palermo, Foggia (segue con attenzione gli sviluppi della presunta combine Picerno-Bitonto), Ternana, Catanzaro, Cavese, Casertana, Juve Stabia, Trapani e Catania mette i brividi, sarebbe una specie di B2 a tutti gli effetti. Che ha bisogno da parte della dirigenza del Bari di una visione strategica perfetta, senza tasselli fuori posto nel complesso mosaico.

Ma torniamo al campionato. Nella stagione 1954-1955, quando il Bari fu promosso, la serie C era di un girone solo, isole comprese. Oggi, visto comunque il numero di squadre, potrebbe essere riproposta la formula del passato con due gironi da 20, uno tirrenico, l’altro adriatico. Pensare invece ad una serie C spaccata tra Nord e Sud avrebbe poco senso. Le preoccupazioni di Ghirelli sono comprensibili. Il sistema però deve avere la forza o di partorire in termini di tempo ragionevoli una riforma, o di puntare i piedi per terra e di far restare fuori chi non ha le risorse per partecipare al campionato. Serietà e praticità rappresentano la parole d’ordine. Nell’interesse di tutti.

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