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LA SENSAZIONE DI BOLCHI: STESSO COPIONE DELL'ANNO SCORSO

"Il Bari in serie C? Una tristezza che ti mette il magone e ti fa piangere"

Grande conoscitore di calcio e con una lunga esperienza alle spalle, Bruno Bolchi vanta 267 presenze da giocatore (di cui 223 in Serie A) e 807 panchine da allenatore. Appena diciottenne esordisce in Serie A con l’Inter con cui vincerà anche uno scudetto e poi, sempre in quegli anni, conquista la Nazionale maggiore dove colleziona 4 presenze. Nel 1972 inizia la sua nuova carriera nella Pistoiese e undici anni dopo, nella stagione 1983-1984, “Maciste” - come veniva comunemente chiamato per la sua imponenza fisica - approda alla corte di Vincenzo Matarrese per guidare il Bari a due storici traguardi: la semifinale di Coppa Italia nel 1983-1984 - con la squadra ancora in C - e la doppia promozione che portò alla Serie A nella stagione 1984-1985.


Bolchi, chi le diede il soprannome di Maciste?

“Fu Gianni Brera. Lui ne ha inventati tanti di soprannomi. Era un personaggio davvero unico e straordinario, ma al di là del calcio Brera era competente anche in altri sport come il ciclismo, l’atletica”.

Le piace?

“Insomma. Non mi dispiaceva, ma non facevo neppure salti di gioia”.

Nella sua lunga esperienza calcistica, sia da giocatore che da allenatore, quale professione le ha dato maggiori soddisfazioni?

“Entrambe. Quella di allenatore è stata più lunga perché ho iniziato ad allenare a 30 anni e finito a 70. Quarant’anni con più di 800 panchine. Questo dato mi inorgoglisce più dei sei campionati vinti. Non ho mai allenato a grandissimi livelli, ma rimanere nel ruolo per tutto questo tempo penso sia qualcosa di significativo>”.

E di queste, ben 102 sono biancorosse...

”Un periodo indelebile e non solo per i successi raggiunti. A Bari ho avuto tante soddisfazioni. Ho vinto due campionati, raggiunto una storica semifinale in Coppa Italia e penso di aver contribuito a far crescere tanti giovani baresi provenienti dal settore giovanile”.

Che ricordo ha di quello storico traguardo raggiunto in Coppa Italia nel 1984?

“Noi eravamo in Serie C, ma raggiungemmo ugualmente la semifinale dopo aver superato, insieme alla Juve, un girone di qualificazione davvero tosto, composto da sei squadre di serie A tra cui anche la Lazio e la Juve”.

E il destino fece incontrare di nuovo i bianconeri anche agli ottavi...

“Per la felicità della società che poteva contare su un incasso certo e poi anche nostra perché potevamo misurarci nuovamente contro una squadra fortissima, con calciatori del calibro di Platini, Boniek, Rossi, Gentile, Cabrini, Scirea. Il resto è storia. Passammo il turno vincendo a Torino all’andata per 2-1 e pareggiando a Bari 2-2”.

C’è qualcosa che vorrebbe raccontare ancora su questa storica doppia sfida?

“ All’epoca si pensava che i bianconeri ci avessero snobbato. Io, ritengo di no. Per questo il 2-2 del ritorno ha un valore addirittura maggiore: non c’erano più né la sorpresa, né la sottovalutazione”.

A proposito di quel finale pazzesco di Bari, ha visto Lopez tirare il rigore o si è voltato dall’altra parte?

“L’ho visto. Ceti momenti sono si possono perdere”.

Come reagì al gol che valeva la qualificazione?

“La gioia era talmente grande che non riuscii a contenerti. Raggiungere gli ottavi era già motivo di grande soddisfazione, ma farlo contro una squadra forte che sulla carta avrebbe dovuto stravincere, era incredibile. Diventò davvero difficile frenarsi”.

Al di là della Juve, resta comunque un traguardo storico per il Bari ...

“Indubbiamente. Tra l’altro, dopo aver battuto ai quarti anche la Fiorentina 2-1 in entrambe le gare, fummo eliminati in semifinale dalla squadra che poi vinse lo scudetto, cioè dal Verona di Bagnoli”.

Ha ancora modo di seguire il Bari?

“Sì, certamente. Lo seguo attraverso i risultati, gli articoli, le chiacchierate con qualche amico che sento di tanto in tanto. Seguire i biancorossi in Serie C è una tristezza che ti mette il magone, ti fa piangere. Purtroppo non è semplice uscire da questa categoria”.

Con otto punti di distacco dalla Ternana al giro di boa, pensa che il Bari possa recuperare?

“Qui si devono verificare due situazioni: che il Bari continui a vincere e realizzi cose straordinarie e che gli altri calino. La Ternana sta tenendo un passo micidiale e se non ha una flessione non sarà facile raggiungerla. La mia sensazione? Quest’anno si sta ripetendo lo stesso copione dello scorso anno”.

Vuole salutare i suoi tifosi?

“Molto volentieri. Dico una cosa che sento veramente: il periodo trascorso a Bari non lo dimenticherò mai. Sono passati tanti anni, ma ho un ricordo incancellabile della città, dei calciatori, della tifoseria e della società, ad iniziare dal presidente Matarrese. Ma ricordo con grande affetto anche il dottor Lerario e tutta la sua famiglia. Con lui ho condiviso tanti bei momenti e mi sento tuttora. Lui viveva ogni giorno con noi ed era parte integrante del gruppo, un grande amico. Saluto, pertanto, tutti i tifosi a cui mando un augurio speciale ribadendo che resteranno nel mio cuore per sempre”.

Rino Lorusso

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