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IN EMILIA NON SI DANNO PACE E PARLANO DI “ASSE BARI-FIGC”
La polemica regna sovrana in terra emiliana, obiettivo ancora i biancorossi

Il Bari continua a far paura fuori e dentro il rettangolo di gioco. A Carpi, non si danno pace. In vista dei playoff, debutto previsto in casa il 9 luglio, puntano a destabilizzare l’ambiente biancorosso cavalcando la polemica strisciante di un’asse tra il club pugliese e la Figc di Carlo Gravina, pugliese di nascita.
Così dopo il pranzo a Castel di Sangro tra Aurelio De Laurentiis e il presidente federale - incontro legato alla possibilità che il Napoli svolgesse il prossimo nella località abruzzese - preso a pretesto per chissà quale accordo segreto sulla multiproprietà delle squadre nel caso in cui ai partenopei in serie A si aggiungessero i baresi, è la volta della riapertura degli stadi.
Come è noto Bari e Lecce hanno presentato al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, la richiesta di poter riportare il pubblico negli stadi. Il tutto allegato da uno studio medico-scientifico sulla diffusione del Covid, dalle nostre parti per fortuna a livelli non preoccupanti: riduzione del numero di spettatori a un terzo della capienza, priorità agli abbonati e se fosse necessario turnazione degli ingressi. Il governatore, con i suoi esperti, ha valutato la proposta e ha dichiarato di volerla portare all’attenzione del Governo per una decisione definitiva: “Le partite si disputano all’aperto e i rischi più elevati di contagio avvengono al chiuso. Gli stadi sono luoghi con regole di sicurezza già testate da anni. Posti e persone sono identificabili e la presenza della polizia può far rispettare le norme. Potremmo così garantire il non assembramento in fase di entrata ed uscita, anche se evidentemente dovremmo introdurre delle regole per limitare la capienza. Il ritorno alla normalità passa anche attraverso il calcio. Tra pochi giorni, partendo spunto dalla proposta, ne elaboreremo una a nome della Regione Puglia per la conferenza delle Regioni. Se saremo tutti d’accordo, la inoltreremo immediatamente al governo e alle altre regioni per valutare il recepimento del protocollo”.
Parere positivo è arrivato anche dal numero uno della Figc, Gravina. E non poteva essere altrimenti, perché il suo intervento si riferiva alla situazione generale, a tutti i campionati, non certo solo ai playoff del Bari. Infatti in questi giorni le partite si succedono, una dopo l’altra in serie A: “Stiamo lavorando perché i tifosi possano tornare a vivere l’evento calcistico - ha spiegato -. Lavoriamo su percentuali, pensiamo oggi ad un 25%. Il problema è la gestione dei flussi. Saremo pronti a ragionare su questo processo nel momento in cui lo stesso comitato tecnico scientifico ci darà la possibilità di far accedere i tifosi negli stadi”.
Apriti cielo. In Emilia-Romagna, rullano i tamburi e suonano le trombe. Si pensa al complotto. I giornali locali scrivono: “Così dopo i playoff per merito economico, ci sarebbero anche gli stadi aperti a macchia di leopardo. Alla faccia della regolarità e del merito sportivo”. Il via riguarderebbe solo alcune regioni? Certo, come è finora accaduto per il riavvio di una serie di attività. Non è un mistero per nessuno che il livello dei contagi rappresenta la linea di demarcazione per autorizzare o meno la ripresa. Una contrapposizione, insomma, stucchevole. Che sa tanto di alibi per giustificare un eventuale flop del Carpi. Forse, perché la gran parte di esperti e di addetti ai lavori giudica il Bari favorito? Un motivo in più, allora, per caricare i biancorossi, per ottenere senza “se” e senza “ma” una vittoria limpida, indiscutibile, frutto di una supremazia tecnica e tattica, sul rettangolo di gioco.