- redazione
IL CONSIGLIO FEDERALE DECIDE PER LA RIPARTENZA
TUTTI COMPATTI E SODDISFATTI PER L’ESITO, MA C’E’ CHI ESCE SCONFITTO…
Dopo quattro ore di confronto - e con tanti temi caldi all’ordine del giorno - il Consiglio federale, riunitosi in conference call e presieduto dal numero uno della Figc, Gabriele Gravina, ha spazzato via ogni dubbio: il calcio professionistico deve ripartire. “In ossequio al principio del merito sportivo – si legge in una nota della Figc - quale caposaldo di ogni competizione agonistica, come previsto dal Cio e dal Coni, e in conformità alle disposizioni emanate dalla Fifa e dalla Uefa nelle scorse settimane la Figc ha espresso la volontà di riavviare e completare le competizioni nazionali professionistiche fissando al 20 agosto la data ultima di chiusura delle competizioni di Serie A, B e C”.
Ovviamente, dovendo fare ancora i conti con il COVID-19, non sono mancati i piani alternativi. In caso di ulteriore sospensione, infatti, il Consiglio ha stabilito l’introduzione di nuovi format (brevi fasi di playoff e playout), mentre in caso definitiva sospensione si è deciso per la definizione della classifica applicando oggettivi coefficienti correttivi.

Insomma, chi si aspettava risolutezza da questo Consiglio federale non ne sarà rimasto deluso. Bisogna dare atto al presidente della Figc, Gabriele Gravina, di aver mantenuto una linea coerente sin dall’inizio di questa emergenza. Si può capire, dunque, la soddisfazione della Figc, ma anche delle Leghe di A, B e D che hanno sempre calcato la via della ripresa del calcio.

Il vero ed unico grande sconfitto di questo Consiglio federale, invece, è stato il Presidente della Lega Pro Francesco Ghirelli che si è visto respingere le proposte (in realtà sembrate indecenti) decise nell’ultima Assemblea di Lega: “Quello che è uscito dal Consiglio federale non mi soddisfa per nulla. Noi non siamo in grado di tornare a giocare. Discuterò ancora una volta con i presidenti con la stessa chiarezza con cui l’ho fatto da sempre. Poi qualcuno può andare a sollecitare scrivendo lettere per giocare i playoff. Playoff e play out si potrebbero disputare? Abbiamo votato alla luce del sole, né torneremo a discutere. La mia intenzione è di proteggere gli interessi di tutti i club, valgono gli interessi generali e non quelli di qualcuno”.
Deluso, dunque, ma anche polemico. Almeno così è sembrato dalle sue dichiarazioni. Sembrerebbe avercela con qualcuno, probabilmente con un presidente che ha scritto delle lettere per chiedere di giocare i play-off e per difendere i propri interessi anziché quelli generali. E il profilo di questo qualcuno potrebbe corrispondere a quello del presidente del Bari, Luigi De Laurentiis, il quale non ha fatto altro che difendere il principio dei meriti sportivi - quelli veri che si guadagnano sul campo e richiamati dalla Figc, dal Cio, dal Coni, dalla Fifa e dalla Uefa - e tutelare i propri interessi sopraffatti da scelte sembrate per lo meno semplicistiche, frettolose e approssimative. Non si può parlare di meriti sportivi assegnando titoli a tavolino e con una media punti che non tiene conto di una serie di variabili determinanti. Se per meriti sportivi intendiamo che deve salire in Serie B una squadra al terzo posto nella classifica del proprio girone, che ha giocato quattro partite in meno (e quindi che ha rischiato di perdere meno) rispetto alle dirette concorrenti e che ha giocato più partite in casa, allora proprio non ci siamo. Si può capire la difficoltà di applicare il protocollo di garanzia sanitaria per motivi logistici e soprattutto economici da parte della Serie C, ma questo dovrebbe al contrario premiare quelle società virtuose che possono sostenere tali sforzi. Anche questi sono meriti sportivi!
La realtà è che il calcio - così come da progetto Uefa con il fair play finanziario -dovrebbe imparare ad autosostenersi, ciò che purtroppo la Lega Pro ormai non può più fare. Per questo bisognerebbe avere il coraggio di riformare questo calcio e non tentare di tappare le falle con qualche blocco retrocessioni e qualche promozione a tavolino che non hanno nulla a che fare con i meriti sportivi.
Rino Lorusso
(giornalista International Web Post)