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CANI E LA MERAVIGLIOSA STAGIONE FALLIMENTARE

L'attaccante albanese punta sulla squadra allenata da mister Auteri

Il calcio, il Bari, era nel suo destino. Nel destino di un bambino di due anni, arrivato nella città di San Nicola sulla “Vlora”, la nave dei 20mila albanesi, un carico di disperazione e speranze, parcheggiato dall’allora sindaco Enrico Dalfino nel vecchio stadio “Della Vittoria”. Era l’agosto del 1991. Edgar Cani, con la sua famiglia, rimase in città, solo un mese, poi il trasferimento a Città della Pieve, vicino Perugia. Dove i genitori trovarono lavoro e dove Edgar vive. Chi l’avrebbe detto che 23 anni dopo, Cani avrebbe vestito la maglia biancorossa e calcato l’erba di un altro stadio, il San Nicola.

Edgar, ricorda l’arrivo al Bari, gennaio 2014…

“E come potrei dimenticarlo…. Arrivai in prestito dal Catania, la squadra era quart’ultima, la società prossima al fallimento”.

E in cinque mesi costruiste qualcosa di straordinario, una storia che poi ispirò un film, “Una meravigliosa stagione fallimentare”.

“Sfiorammo la serie A, uscimmo immeritatamente nella doppia sfida con il Latina, anche per decisioni arbitrali discutibili. Ricordo il 2-2 del ritorno, che ci costò l’accesso alla finale playoff, dopo il triplice fischio eravamo tutti in lacrime. Poi tornammo a Bari e in aeroporto migliaia di tifosi ci accolsero in festa, come se avessimo vinto il campionato. Ricordi indelebili…”.

In quell’anno lei segnò 4 reti in 16 partite, di cui una doppietta al Novara nell’ultima gara di regular season che sancì la qualificazione ai playoff e uno nella gara di andata della semifinale con il Latina, davanti ai 50mila del San Nicola. E’ stato il momento più alto della carriera?

“A livello di emozioni certamente, come quelle vissute a Pisa per la promozione in serie B, dopo un quasi fallimento societario. Io a Bari detti tutto me stesso, è come se avessi voluto sdebitarmi a distanza di anni per l’accoglienza ricevuta dalla mia famiglia”.

Ma poi quella squadra fu colpevolmente smantellata dalla nuova società guidata da Paparesta e anche Cani andò via.

“Tornai al Catania per fine prestito, ma sarei rimasto molto volentieri. Nel gennaio seguente ci fu la possibilità di tornare, ma le società non trovarono l’accordo”.

Da quanto tempo non viene a Bari?

“Un paio d’anni, ma ho diversi amici con cui mi sento”.

E del Bari attuale che pensa?

“Ha avuto un avvio di stagione molto positivo, a parte un paio di passi falsi che ci possono stare, ma la capacità di una grande squadra è quella di sapere rialzarsi dopo una caduta. E il Bari lo ha fatto bene dopo il ko con la Ternana”.

A proposito, da queste parti si teme una nuova Reggina…

“Anche la Ternana è una grande squadra e sinora non ha sbagliato un colpo”.

Ma a livello mentale è meglio essere inseguiti o inseguire?

“Dipende dal carattere di una squadra. Nel ciclismo c’è chi preferisce stare sempre davanti e chi seguire a ruota. Ma nel calcio è diverso. E comunque il campionato è ancora lungo e di solito le squadre di Auteri vengono fuori alla distanza”.

Dei calciatori del Bari chi conosce?

“Con Ciofani e D’Orazio ho giocato insieme nella Primavera del Pescara, con Antenucci nel Leeds, in Inghilterra. Un grande attaccante, non si discute”.

Ora Cani che fa?

“Sono tornato a Città della Pieve, sono svincolato e in attesa della chiamata giusta, ma in questo periodo non è facile fra i problemi legati al Covid e alle liste bloccate in serie C”.

Si è parlato del Monopoli…

“Ho letto anch’io, ma non c’è stato mai un contatto”.

Vito Contento


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