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BILONI E IL BARI, QUEL LEGAME DIFFICILE

Il centravanti chiamato per sostituire Florio nonostante l'impegno non conquistò mai i tifosi

Marco Biloni, ex centravanti del Bari nella stagione 1976-1977 - con 23 presenze e 4 reti - termina la sua carriera nel 1984 con 72 gol all’attivo. La sua stagione più prolifica risale al campionato del 1979 con il Prato quando realizzò 13 reti. Dopo qualche esperienza come allenatore, l’ex attaccante biancorosso lascia definitivamente il mondo del calcio. Attualmente nonno a tempo pieno, Biloni segue sempre con grande affetto la squadra biancorossa nonostante le difficoltà da lui attraversate nel periodo barese.


Biloni, che ricordo ha della sua esperienza barese?

“Non è stato un anno facile per me. Non ero ben visto dal pubblico per via di un antagonismo che si era creato con Florio, ma non da parte nostra. Di conseguenza non ho dato quanto avrei potuto. Poi, nel momento in cui stavo facendo meglio, mi sono rotto il braccio a Siracusa dopo che mi avevano annullato due gol. Insomma è girato tutto male nonostante avessi la fiducia dei compagni, dell’allenatore e della società”.

Può raccontare un aneddoto di quell’anno vissuto col Bari?

“Ce n’è uno che sintetizza quel periodo. Il Bari, se ben ricordo, era impegnato in una gara di Coppa Italia con il Barletta. Il mister decise di farmi entrare nel secondo tempo al posto di Florio. Stavo salendo le scalette dello stadio e non appena mi affacciai sentii tutto lo stadio fischiare. In quel momento sarei voluto tornare indietro. Non mi avevano ancora conosciuto, né visto, eppure mi fischiavano tutti. Insomma non è stato facile. Colpa mia, perché se fossi stato caratterialmente un po' più forte sarei riuscito, forse, a farmi voler bene”.

Ha sofferto molto, dunque, la mancanza di affetto della tifoseria biancorossa?

“Moltissimo. Non ero tranquillo in quel periodo e non dormivo neppure tanto. Al di là di tutto, però, mi dispiace perché avrei potuto far vedere qualcosa di meglio ai tifosi del Bari”.

Qual è il suo rammarico più grande?

“Il non aver reagito sul campo a queste avversità. Ma ormai è andata così. Ho questo grande rimpianto anche se sono passati tanti anni. Mi dispiace per Bari e per i suoi tifosi perché non sono riuscito a farmi amare”.

Come era da giocatore?

“Non ero un colosso, ma ero veloce e avevo una discreta tecnica. Come seconda punta andavo decisamente bene con Nico Penzo. Ho segnato poco quell’anno, ma ho cercato ugualmente di dare un contributo alla squadra”.

Quanti gol realizzò col Bari?

“Quattro, ma avrei potuto fare decisamente meglio. E se poi consideriamo l’infortunio, i due gol annullati col Siracusa - regolarissimi - e i quattro pali colpiti, penso che con dieci gol segnati la stagione sarebbe potuta andare diversamente e soprattutto essere ricordata diversamente”.

Segue ancora la squadra biancorossa?

“Certo. Non mi sono mai dimenticato del Bari. Non è un ricordo completamente felice per le cose che ho raccontato, ma spero di vedere quanto prima il Bari in Serie A. Non tiferò mai contro il Bari”.

E ritiene ancora possibile per il Bari raggiungere la promozione diretta?

“Penso proprio di sì anche perché il campionato è ancora lungo. È evidente che se la Ternana dovesse continuare così diventa difficile raggiungerla, ma il Bari ha tutto per poter arrivare primo. Il tempo non manca, Covid permettendo”.

A proposito dei tifosi, vuole dire loro qualcosa?

“Ci tengo a salutare il pubblico barese che merita sicuramente altre platee e dico loro che mi dispiace davvero per non aver dato le soddisfazioni che meritano”.


Rino Lorusso

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