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Annamaria, la supertifosa: vi spiego la mia passione per il Bari

Adrenalina e frenesia. Ma anche ansia, in vista della partita più importante


“Vengo aldilà del risultato, c’ero, ci sono e ci sarò”. Ho pensato di partire riportando questa frase, estrapolata da uno dei tanti cori di incitamento cantati dagli ultras sugli spalti, perché credo siano le parole migliori per descrivere lo stato d’animo di ogni tifoso barese alla vigilia della finale dei playoff di serie C. Mi chiamo Annamaria e sono una tesserata del club da ormai 4 anni, ma sono una tifosa biancorossa praticamente da sempre. Se ho la possibilità di seguire le partite del Bari e di tifare per la squadra della mia amata e bellissima città, devo dire grazie a papà e a mio fratello. Da loro ho ereditato la passione per la Bari, l’attaccamento alla squadra e a quello che rappresenta: l’orgoglio di una città intera. Prima di abbonarmi al club, mi sono sempre chiesta come mai i baresi riponessero tante speranze in quella che in fin dei conti era una semplice squadra composta da undici ragazzi che corrono dietro un pallone. Ho trovato la risposta sugli spalti dello stadio San Nicola, quando ho incominciato a frequentarli assiduamente: su quei gradoni si crea un’atmosfera magica che tiene uniti tutti i tifosi, indipendentemente dal sesso e dall’età, poiché tutte le differenze si annullano, a favore di un unico ideale, ossia mostrare sostegno per la squadra della propria città, che diventa il simbolo di una comunità intera, dei suoi usi e dei suoi costumi. Sono questi i motivi per cui desidero ardentemente la promozione del Bari in serie B: in primis perché credo che meriti di ritornare ad essere "La stella del Sud”; poi perché in questo modo i ragazzini più piccoli si sentiranno maggiormente invogliati a sostenere i colori biancorossi e a mettere da parte le sciarpe e le magliette che riportano lo stemma di altre squadre. Infatti per quanto possano essere soddisfacenti dal punto di vista calcistico squadre come l’Inter o la Juventus, non regaleranno mai quelle emozioni proprie dei successi raggiunti dalla squadra della propria città. Dunque, ho grandi aspettative per la partita di domani e inizio già a percepire il clima di festa e di gioia collettiva, che sempre ha accompagnato e sempre accompagnerà le partite del Bari.

Se dovessi riassumere in una sola parola il mio stato d’animo alla vigilia di questa importante partita, utilizzerei senza ombra di dubbio l’espressione: priscio. In realtà questa parolina può assumere diversi significati a seconda delle circostanze. Oggi però rappresenta sicuramente quell’entusiasmo e quella felicità che precedono un momento bello, che fanno crescere dentro te adrenalina e frenesia, per cui non riesci a fermarti un attimo. Tuttavia questa sensazione di gioia procede in parallelo con un altro stato d’animo proprio di qualsiasi persona che vede una partita del Bari, anche di sfuggita: l’ansia, che sicuramente non tarderà ad arrivare.

Ho notato che la maggior parte delle partite disputate in campionato sono state caratterizzate da una sorta di instabilità. Nel senso che la squadra tendeva ad abbassare la guardia nel momento in cui segnava il primo gol, offrendo una specie di incentivo agli avversari per attaccare. È un po’ quello che è successo nelle precedenti partite. In Bari-Ternana ci siamo accontentati di un misero pareggio, mentre in Bari-Carrarese la squadra si è cullata molto dopo il vantaggio. E’ anche vero però che nei tempi supplementari dell’ultimo match disputato, la squadra ha dimostrato grande forza d’animo e voglia di recuperare, probabilmente incentivata dal pensiero dei tifosi che, pur non essendo presenti fisicamente per ovvie ragioni, hanno comunque dimostrato a distanza sostegno.

Mi è dispiaciuto non poter assistere a quelle partite, non poter come mio solito imboccare i gradoni che portano alla parte superiore della curva, perdermi nella vista dell’immensità dello stadio e intonare «Bari grande amore» mostrando la mia sciarpa. Mi manca battere le mani a ritmo dei tamburi e urlare a squarciagola dal primo minuto sino all’ultimo, Beh, in realtà non hai molta scelta se assisti alla partita del Bari in Curva Nord: una volta smisi di cantare, poiché non volevo sforzare troppo la voce dato che il giorno dopo avevo un’interrogazione a scuola e un altro tifoso sfegatato si avvicinò e scherzosamente mi disse: “E che stai al circo Orfei? Canta la zìì, canta!!”. Dunque, memore di quell’episodio, nelle partite successive non ho più smesso di cantare, partecipando sempre ai cori, anche in queste ultime partite. Infatti i match disputati a porte chiuse non mi hanno impedito di cantare da casa, costruendo una sorta di filo rosso (o sarebbe meglio dire biancorosso) che mi ha avvicinato ad ogni singolo giocatore della squadra. Il mio preferito? Alessio Sabbione. Apprezzo molto la sua versatilità, poiché può giocare sia come difensore centrale, che come terzino destro o come mediano davanti alla difesa. Credo sia molto affascinante come ragazzo, basti notare il suo portamento alto e slanciato. Un sabato sera in un ristorante di via Argiro e gli ho chiesto una foto: lui era seduto ed io ero in piedi e neanche allora arrivavo alla sua altezza. A questo punto però sorge spontanea un domanda: «E se il Bari perdesse?»( perdonerete il gesto scaramantico che ho fatto con le mani quando ho scritto questa frase).

Ritorna incalzante la frase riportata all’inizio: non importata se il Bari vincerà o perderà, sono sicura che sarò sempre lì, sugli spalti rovinati dello stadio, ad intonare canzoncine con la sciarpa legata attorno al bacino. Sicuramente sarò delusa e arrabbiata, ma questi sentimenti lasceranno il posto alla gioia di poter esultare ancora una volta per la Bari. Perché noi baresi siamo fatti così: per quanto potremmo infervorarci dopo una sconfitta, troveremo sempre la forza di tifare e sostenere il Bari. L’ho capito a mie spese quando la squadra retrocesse in serie D: nonostante la rabbia e l’amarezza, il 23 settembre 2018 ( prima partita del Bari in casa in serie D) eravamo di nuovo tutti lì, perché : “Che importa se è arrivata la retrocessione, in ogni categoria magico Bari io non vivo senza te “.

Annamaria Portincasa

Nella foto: Il ponte delle catene di Budapest. Ogni occasione è buona per Annamaria e il fratello quando devi sfoggiare una sciarpa biancorossa.

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